I E R I  e  O G G I

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LA TORMENTATA STORIA DEL PLANETARIO DI ROMA


 
Sembra una maledizione che si ripete ciclicamente. A marzo del 2014 è stata annunciata una lunga interruzione che renderà inagibile per due anni (queste le previsioni) l'edificio del Museo della Civiltà Romana all'EUR in cui sono collocati il Planetario e il Museo Astronomico. La causa: lavori di adeguamento per la prevenzione degli incendi. 
Non è la prima volta che l'attività del Planetario subisce lunghe interruzioni. Dal 1973 al 1981 ci fu una chiusura per la negligenza dell'Italnoleggio, la ditta che aveva in gestione la sala di proiezione (a quei tempi collocata alle Terme di Diocleziano in Piazza Esedra) che ritenne più redditizio destinarla esclusivamente alla funzione di cinematografo. 
Così, sull'edizione romana del Corriere della Sera del 1978, riferivo di un'iniziativa assunta dall'allora direttore del Planetario prof. Renato Cialdea nel tentativo di rilanciarne l'attività.
 
 
 
Tre anni dopo, nel marzo del 1981, i tentativi per restituire il Planetario all'uso astronomico furono coronati da successo. Dopo quasi dieci anni d'interruzione, grazie anche all'impegno dell'Università, le stelle tornarono a brillare nella cupola della storica sala della Minerva.
Così, nell'edizione romana del Corriere della Sera del marzo 1981, raccontavo la ripresa dell'attività.
 
 
 
La soddisfazione per la ripresa delle attività di divulgazione e didattica dell'astronomia fu di breve durata. Quattro anni dopo, nel 1985, a causa dello sfratto subìto da parte della Soprintendenza Archeologica, il Planetario di Roma veniva espulso dalla sala della Minerva che lo aveva ospitato fin dalla fondazione nel 1928. 
Ecco come annunciavo questa nuova sospensione delle attività sul Corriere della Sera del 13 agosto 1985.
 
 
L'interruzione delle attività del Planetario di Roma, dopo lo sfratto dall'Esedra, si protrasse per un ventennio! Finalmente nel 2004, essendo sindaco Walter Veltroni, fu trovata una nuova collocazione all'interno del Museo della Civiltà Romana all'EUR. Fu acquistato un nuovo strumento di proiezione e realizzata una cupola da 14 metri di diametro. La direzione del nuovo Planetario venne affidata al prof. Vincenzo Vomero, che aveva anche la responsabilità del coordinamento dei vari musei scientifici universitari e comunali della città. L'attività di divulgazione e didattica fu affidata all'azienda culturale Zetema. Ma la soddisfazione per la rinascita del Planetario fu accompagnata dalla delusione per il fallimento del progetto di Città della Scienza che sarebbe dovuto sorgere all'Ostiense. 
Così raccontavo queste complesse vicende in un'intera pagina dell'edizione romana del Corriere della Sera, il 30 maggio 2004.
                                      
 
E siamo arrivati al più recente episodio della "tormentata storia", l'annuncio della chiusura per due anni a causa dei lavori di adeguamento dell'edificio e la decisione di Zetema di continuare l'attività di divulgazione utilizzando un piccolo planetario gonfiabile che è stato collocato a Villa Torlonia, negli spazi espositivi della ludoteca scientifica di Technotown.
 
Così ho raccontato questa soluzione di compromesso e di attesa in un articolo apparso sull'edizione romana del Corriere della Sera il 28 marzo 2014.